(Attra)verso la trasparenza

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Un colore, a seconda di chi lo vede e di chi lo “vive”, può assumere un significato differente, comunicare pensieri e stati d’animo diversi, causare reazioni tutt’altro che prevedibili. Accanto al fenomeno oggettivo, la percezione di una specifica lunghezza d’onda luminosa, associamo un’elaborazione maggiormente soggettiva legata alla memoria sia storica (di un popolo o di una comunità, tramandata attraverso i propri usi e costumi) sia personale (di un nostro ricordo, legato magari a qualche esperienza passata che ci è rimasta particolarmente impressa). Alcuni colori riescono a coprirne altri; altri si mescolano al colore sottostante, generando una terza tinta completamente differente dalle altre; esiste però un colore che riesce, al tempo stesso, a non coprirne altri, rimanendo sempre fedele a sé stesso: il trasparente.

Che spesso non è nemmeno considerato nello spettro cromatico quando invece, al pari degli altri colori, distingue materie nobili e di largo impiego, dal vetro al plexiglass, dal cristallo al diamante. Alcune vernici, talvolta più costose di altre, sono trasparenti. Nelle nostre scelte cromatiche la trasparenza (come il bianco e nero – inteso come assenza di colore) rappresenta un’opzione esplicita, non meno deliberata e significativa di altre.

Ecco quindi perché, in una riflessione che verte sull’importanza dei colori, bisognerebbe riservare al trasparente un posto speciale, in quanto sintesi di un universo semantico interessante e tutto da esplorare.

Il trasparente è anzitutto il colore della leadership, perché incorpora in sé tutte le qualità che un buon leader dovrebbe avere: rendersi invisibile, far risaltare gli altri, sottolineare (pur tutelandole) le diversità. 

Alla trasparenza associamo anche i concetti di leggerezza, e di semplicità. Una persona trasparente è una persona chiara, di facile comprensione e intuizione. Se un colore opaco, coprente, fa sentire solamente la propria voce e la propria visione del mondo, il trasparente al contrario non semplifica la complessità sottostante, ma la accentua per facilitarne lettura e interpretazione. L’illusione di un mondo binario, o peggio ancora monocromatico, si dissolve di fronte a un muro trasparente che non riflette la luce, non la respinge, bensì la accoglie per permettere di vedere al di là.

Trasparente è il silenzio, che accoglie tutti i suoni, ma che al contempo, senza di essi, non potrebbe esistere. Perché la trasparenza, senza colore, diviene un nulla che spaventa, terrorizza e infine immobilizza. È il terzo, improbabile, colore in bilico tra yin e yang, che necessita sia di vuoto che di pieno per poter essere percepito.

Trasparente è quella patina che avvolge tutte le cose, come se fossero incellofanate da uno strato invisibile di una sostanza che cerchiamo di attribuire allo spirito, che anima agglomerati di materia rendendoli esseri viventi. Trasparente, in questo senso, è l’essenza di ogni cosa. 

Trasparenti non si nasce ma si diventa. La trasparenza è il punto di arrivo di un lungo viaggio fatto di esperienza e conoscenza di tutti gli altri colori e di tutti i loro significati impliciti ed espliciti, per poterne carpire l’essenza e per poterli interpretare in modo semplice e, per l’appunto, trasparente. In una parola, non si può ambire a essere trasparenti se non si è empatici. 

Quello del leader, metaforicamente parlando, è un cammino verso la trasparenza. Bisogna attraversare la tempesta dell’esistenza nelle sue mille realtà e nelle sue mille verità per arrivare a non esistere, a non essere percepiti, eppure a dare alito di vita, dinamica e movimento a un insieme altrimenti inanimato di cose e persone che, dopo il passaggio del leader, diventano organizzazioni.

È quindi proprio nel momento in cui allarghiamo la nostra visione del mondo, ampliamo la nostra percezione della realtà e ci mettiamo in ascolto di ciò che è altro da noi, che riusciamo finalmente a vedere e a percepire ovunque il trasparente che muove il caleidoscopio chiamato Universo.

Ciascuno di noi, come espressione di questa universalità nel tempo e nello spazio, nasce di un colore e può decidere se cambiare o meno, se mettere in gioco i propri sensi per esplorare la realtà o restare fermo nelle proprie convinzioni iniziali, giuste o sbagliate che siano. Trasparente è una scelta. E noi, in fondo, siamo fatti di scelte.

Alessandro Mantini

Alessandro Mantini

Manager del reporting di sostenibilità. Divulgatore dei temi dell’economia civile. Socio Mensa.

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